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Archive for ottobre 2008

>Berlusconi l’unico che può proseguire l’opra di Gelli. Parola di Licio Gelli.

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>Apc-*P2/ Gelli: Piano Rinascita, solo Berlusconi puo’ andare avanti
“Ha la tempra del grande uomo che ha saputo fare”

Firenze, 31 ott. (Apcom) – Per l’attuazione del Piano di Rinascita democratica della P2, oggi, “l’unico che può andare avanti è Berlusconi”: lo ha detto Licio Gelli, gran maestro della
loggia, rispondendo alle domande dei cronisti alla conferenza stampa di presentazione di ‘Venerabile Italia’, trasmissione di Odeon Tv dedicata alla sua vita. “Avevo molta fiducia in Fini – ha spiegato – perché aveva avuto un grande maestro, Giorgio Almirante: oggi non sono più dello stesso avviso, perché ha cambiato. L’unico che può andare avanti è Berlusconi: non perché era iscritto alla P2, ma perché ha la tempra del grande uomo che ha saputo fare, anche se ora mostra un po’ di debolezza perché non si avvale della maggioranza parlamentare che ha”.
Apc-P2/ Gelli: Piano Rinascita, solo Berlusconi puo’ andare… -2-
“Forza Italia, dovesse morire lui, non potrebbe sopravvivere”

Firenze, 31 ott. (Apcom) – Il gran maestro della P2 vede influenze del suo Piano nella politica attuale: “Tutti si sono abbeverati, tutti ne hanno preso spunto. Mi dovrebbero pagare i diritti ma non fu possibile depositarli alla Siae…”. Gelli ha però espresso un giudizio negativo sull’esecutivo in carica: “Non condivido il Governo Berlusconi – ha detto – perché se uno ha la maggioranza deve usarla, senza interessarsi della minoranza. Non mi interessa la minoranza, che non deve scendere in piazza, non deve fare assenteismo, e non ci devono essere offese. Ci sono provvedimenti che non vengono presi perché sono impopolari, e invece andrebbero presi: bisogna affondare il bisturi o non si può guarire il malato”.

Il gran maestro della P2 si è anche detto perplesso sul Lodo Alfano: “L’immunità per i grandi dovrebbe essere esclusa, perché al Governo dovrebbero andare persone senza macchia, e che non si macchiano mai”. Gelli ha concluso affermando che “i partiti veri non esistono più, non c’è più destra o sinistra. A sinistra ci sono 15 frange, e la destra non esiste. Se dovesse morire Berlusconi, cosa che non gli auguro perché la morte non si augura
a nessuno, Forza Italia non potrebbe andare avanti, perché non ha una struttura partitica”.

Apc-Scuola/ Gelli: Bene riforma Gelmini, ripristina un po’ d’ordine
“Gli studenti non dovrebbero andare in piazza, ma in aula”

Firenze, 31 ott. (Apcom) – La riforma Gelmini è positiva perché riporta ordine: lo ha affermato Licio Gelli, gran maestro della loggia P2, rispondendo alle domande dei cronisti alla conferenza
stampa di presentazione di ‘Venerabile Italia’, trasmissione di Odeon Tv dedicata alla sua vita. “In linea di massima sono d’accordo con la riforma Gelmini – ha spiegato -perché ripristina
un po’ di ordine. Il maestro unico è molto importante perché, quando c’era, conosceva l’alunno. Poi il tema dell’abbigliamento è importante perché l’ombelico di fuori non dovrebbe essere consentito, e poi la confidenza tra alunno e professore dovrebbe essere limitata”. Secondo Gelli, soprattutto, “bisognerebbe ripristinare la personalità del professore: ho quasi pianto quando a Roma quel professore è stato malmenato e ha dovuto abbandonare la cattedra”.

Il gran maestro della P2 ha quindi espresso un giudizio duro sulla protesta di piazza che in questi giorni sta attraversando l’Italia: “Le manifestazioni non ci dovrebbero essere – ha affermato – gli studenti dovrebbero essere in aula a studiare, bisognerebbe proteggere chi vuole studiare, e nelle piazze non si studia. Se viene garantita la libertà di scioperare dovrebbe essere tutelato anche chi vuole studiare, e molti in piazza non ne hanno voglia. Dovrebbe essere proibito di portare i bambini in piazza – ha concluso Gelli – perché così non crescono educati”.

Written by eneaminghetti

ottobre 31, 2008 at 2:31 PM

Pubblicato su berlusconi, democrazia, gelli, mafia, p2

>I vendoliani

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>(ER) PRC. VENDOLIANI: COSTRUIAMO ALLEANZE STABILI CON IL PD
E LANCIANO ASSOCIAZIONE ‘PER LA SINISTRA’ CON TESSERE E SIMBOLO

(DIRE) Bologna, 30 ott. – Da Massimo D’Alema a Nichi Vendola.
C’e’ un filo rosso lega l’ex ministro degli esteri al governatore
della Puglia: le associazioni. E se Red ha aperto la strada, Per
la sinistra (il nome e’ ancora provvisiorio) la seguira’. Con
tanto di tessere e simbolo separato. Ma non e’ l’unica via
indicata dai vendoliani in Emilia-Romagna: i seguaci del
governatore della Puglia, finiti in minoranza nell’ultimo
congresso regionale rivendicano con forza le esperienze di
governo con il Partito Democratico negli enti locali, e
propongono di ripeterle un po’ ovunque nel 2009, anche per
facilitare un accordo per le regionali del 2010. Non solo:
rilanciano le liste uniche a sinistra e le primarie di
coalizione. Insomma tra meggioranza e minoranza del Prc il gap e’
evidente.
“Al dibattito bolognese e nei territori sfugge un dato di
fatto- fa notare l’ex senatore e capofila dei vendoliani in
Emilia-Romagna Martino Albonetti- il Prc da cinque anni, e in
alcuni casi da due lustri, governa in quasi tutti i capoluoghi e
in Regione Emilia-Romagna”. Dunque, ora bisogna “costruire
alleanze stabili con il Pd in questa regione- prosegue Albonetti-
e vorremo arrivare al confronto sulle amministrative con liste
comuni della sinistra”. Intanto, l’area Vendola avra’ una sua
associazione (che sara’ costituita a tutti gli effetti il 13
dicembre), con simbolo e tesseramento separati dal partito. E
aperta a tutti: dirigenti, eletti, cittadini. Proprio come Red.
Anzi: “Vogliamo essere sani concorrenti di Red”, dice
Albonetti.
(ER) PRC. VENDOLIANI: COSTRUIAMO ALLEANZE STABILI CON IL PD -2-

(DIRE) Bologna, 30 ott. – Alleanze con il Pd e liste comuni a
sinistra, dunque. Ma non basta. “Le primarie di coalizione- dice
Albonetti- sono un passaggio necessario per stabilire chi la
guidera’. Mi aspetto che la sinistra possa concorrere”.
Per quanto riguarda gli assetti di viale Aldo Moro, l’ex
senatore ha le idee piu’ che chiare. “Abbiamo lavorato bene: il
giudizio e’ positivo”. Ad oggi “ci sono le condizioni per
proseguire- sottolinea l’esponente del Prc- ma se Rifondazione si
trovasse all’opposizione in tantissime realta’ locali sara’ piu’
difficile fare la coalizione in Regione”. Tradotto: e’ il momento
di “confermare il piu’ possibile l’attuale assetto regionale di
governo con il Pd”. Anche perche’ il rischio che il partito
(assieme a Verdi, Pdci e Sd) corre e’ molto alto. “La sinistra-
conclude Francesco Frieri, assessore al Bilancio del Comune di
Modena- si prepara a coltivare orticelli che non hanno nessuna
possibilita’ di superare le soglie di sbarramento”.

Written by eneaminghetti

ottobre 30, 2008 at 2:45 PM

Pubblicato su emilia, pd, prc, romagna, vendola

>Cossiga

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>

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno (…) ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città (…)dopo di che, forti del consenso popolare (…) le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. » (Francesco Cossiga)

Di seguito l’intervista completa pubblicata su Nazione – Carlino – Giorno del 23 Ottobre 2008

di Andrea Cangini

PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire? «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».

Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…».

Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che… «Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no? «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero. «Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».

Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

E` dunque possibile che la storia si ripeta? «Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti. «Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama…».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente… «Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all`inizio del- la contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla… Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

Written by eneaminghetti

ottobre 30, 2008 at 2:44 PM

>Una verità che fa male

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>Caschi, passamontagna e bastoni. E quando passa Cossiga un anziano docente urla: “Contento ora?”
Un camion carico di spranghe e in piazza Navona è stato il caos
La rabbia di una prof: quelli picchiavano e gli agenti zitti

di CURZIO MALTESE

Gli scontri di ieri a Roma AVEVA l’aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che vedere con gli anni Settanta. Negozi aperti, comitive di turisti, il mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c’era la manifestazione degli studenti a bloccare il traffico. “Ma ormai siamo abituati, va avanti da due settimane” sospira un vigile.

Alle 11 si sentono le urla, in pochi minuti un’onda di ragazzini in fuga da Piazza Navona invade le bancarelle di Campo dè Fiori. Sono piccoli, quattordici anni al massimo, spaventati, paonazzi. Davanti al Senato è partita la prima carica degli studenti di destra. Sono arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni, misteriosamente ignorato dai cordoni di polizia. Si sono messi alla testa del corteo, menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un ragazzino di tredici o quattordici anni e lo riempiono di mazzate. La polizia, a due passi, non si muove. Sono una sessantina, hanno caschi e passamontagna, lunghi e grossi bastoni, spesso manici di picconi, ricoperti di adesivo nero e avvolti nei tricolori. Urlano “Duce, duce”.

“La scuola è bonificata”. Dicono di essere studenti del Blocco Studentesco, un piccolo movimento di destra. Hanno fra i venti e i trent’anni, ma quello che ha l’aria di essere il capo è uno sulla quarantina, con un berretto da baseball. Sono ben organizzati, da gruppo paramilitare, attaccano a ondate. Un’altra carica colpisce un gruppo di liceali del Virgilio, del liceo artistico De Chirico e dell’università di Roma Tre. Un ragazzino di un istituto tecnico, Alessandro, viene colpito alla testa, cade e gli tirano calci. “Basta, basta, andiamo dalla polizia!” dicono le professoresse. Seguo il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il funzionario capo. “Non potete stare fermi mentre picchiano i miei studenti!” protesta una signora coi capelli bianchi. Una studentessa alza la voce: “E ditelo che li proteggete, che volete gli scontri!”. Il funzionario urla: “Impara l’educazione, bambina!”. La professoressa incalza: “Fate il vostro mestiere, fermate i violenti”. Risposta del funzionario: “Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra”. C’è un’insurrezione del drappello: “Di sinistra? Con le svastiche?”.

La professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso che porta al collo: “Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai visto un’azione di violenza da parte dei miei studenti. C’è gente con le spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c’entra se sono di destra o di sinistra? È un reato e voi dovete intervenire”. Il funzionario nel frattempo ha adocchiato una telecamera e il taccuino: “Io non ho mai detto: quelli sono di sinistra”. Monica, studentessa di Roma Tre: “Ma l’hanno appena sentito tutti! Chi crede d’essere, Berlusconi?”.

“Lo vede come rispondono?” mi dice Laura, di Economia. “Vogliono fare passare l’equazione studenti uguali facinorosi di sinistra”. La professoressa si chiama Rosa Raciti, insegna al liceo artistico De Chirico, è angosciata: “Mi sento responsabile. Non volevo venire, poi gli studenti mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì, ho detto scherzando, che voi non sapete nemmeno dov’è il Senato. Mi sembravano una buona cosa, finalmente parlano di problemi seri. Molti non erano mai stati in una manifestazione, mi sembrava un battesimo civile. Altro che civile! Era stato un corteo allegro, pacifico, finché non sono arrivati quelli con i caschi e i bastoni. Sotto gli occhi della polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete scriverlo.

Anche se, dico la verità, se non l’avessi visto, ma soltanto letto sul giornale, non ci avrei mai creduto”. Alle undici e tre quarti partono altre urla davanti al Senato. Sta uscendo Francesco Cossiga. “È contento, eh?” gli urla in faccia un anziano professore. Lunedì scorso, il presidente emerito aveva dato la linea, in un intervista al Quotidiano Nazionale: “Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno (…) Infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti all’ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i docenti che li fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre ragazzine sì”. È quasi mezzogiorno, una ventina di caschi neri rimane isolata dagli altri, negli scontri. Per riunirsi ai camerati compie un’azione singolare, esce dal lato di piazza Navona, attraversa bastoni alla mano il cordone di polizia, indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale. Decido di seguirli ma vengo fermato da un poliziotto. “Lei dove va?”. Realizzo di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto.

Mentre controlla il tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati in venti. La battuta del poliziotto è memorabile: “Non li abbiamo notati”. Dal gruppo dei funzionari parte un segnale. Un poliziotto fa a un altro: “Arrivano quei pezzi di merda di comunisti!”. L’altro risponde: “Allora si va in piazza a proteggere i nostri?”. “Sì, ma non subito”. Passa il vice questore: “Poche chiacchiere, giù le visiere!”. Calano le visiere e aspettano. Cinque minuti. Cinque minuti in cui in piazza accade il finimondo. Un gruppo di quattrocento di sinistra, misto di studenti della Sapienza e gente dei centri sociali, irrompe in piazza Navona e si dirige contro il manipolo di Blocco Studentesco, concentrato in fondo alla piazza. Nel percorso prendono le sedie e i tavolini dei bar, che abbassano le saracinesche, e li scagliano contro quelli di destra.

Soltanto a questo punto, dopo cinque minuti di botte, e cinque minuti di scontri non sono pochi, s’affaccia la polizia. Fa cordone intorno ai sessanta di Blocco Studentesco, respinge l’assalto degli studenti di sinistra. Alla fine ferma una quindicina di neofascisti, che stavano riprendendo a sprangare i ragazzi a tiro. Un gruppo di studenti s’avvicina ai poliziotti per chiedere ragione dello strano comportamento.

Hanno le braccia alzate, non hanno né caschi né bottiglie. Il primo studente, Stefano, uno dell’Onda di scienze politiche, viene colpito con una manganellata alla nuca (finirà in ospedale) e la pacifica protesta si ritrae. A mezzogiorno e mezzo sul campo di battaglia sono rimasti due ragazzini con la testa fra le mani, sporche di sangue, sedie sfasciate, un tavolino zoppo e un grande Pinocchio di legno senza più una gamba, preso dalla vetrina di un negozio di giocattoli e usato come arma. Duccio, uno studente di Fisica che ho conosciuto all’occupazione, s’aggira teso alla ricerca del fratello più piccolo. “Mi sa che è finita, oggi è finita.

E se non oggi, domani. Hai voglia a organizzare proteste pacifiche, a farti venire idee, le lezioni in piazza, le fiaccolate, i sit in da figli dei fiori. Hai voglia a rifiutare le strumentalizzazioni politiche, a voler ragionare sulle cose concrete. Da stasera ai telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti, giorno dopo giorno passerà l’idea che comunque gli studenti vogliono il casino. È il metodo Cossiga. Ci stanno fottendo”.

Written by eneaminghetti

ottobre 30, 2008 at 2:41 PM

Pubblicato su infiltrati, polizia, stato, terrore

>Violante alla camera nel 2003

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>Da ascoltare e diffondere. Da notare la faccia di Fassino.

Written by eneaminghetti

ottobre 21, 2008 at 2:54 PM

Pubblicato su berlusconi, ds, fassino, pd, tv, violante

>Bertinotti e il comunismo

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>BERTINOTTI, COMUNISMO PAROLA INDICIBILE

(ANSA) – ROMA, 3 OTT – ”Comunismo e’ una parola indicibile.
Se fermi qualcuno per strada e gli dici: io sono comunista,
quello non ti capisce”. La svolta di Fausto Bertinotti e’ nel
libro di Bruno Vespa ”Viaggio in un Italia diversa uscito oggi
da Mondadori” edito dalla Rai-Eri.
Di qui la necessita’ di una nuova costituente di sinistra.
Di qui, secondo Bertinotti l’errore di Ferrero di guardare con
simpatia a Di Pietro ”perche’ non ti fermi piu’ se dal
comunismo precipiti nel populismo”.
Bertinotti riconosce che nessuno, a parte la Caritas ”ha
capito davvero per tempo quale tragedia sociale abbia prodotto
la perdita di potere d’acquisto dei salari. Perche’ tutto questo
disastro rovinato addosso alla sinistra? Innanzitutto perche’,
vista la nostra efficacia ci hanno considerato inutili. Il
governo dell’ Unione ha colpito l’unica risorsa della sinistra
radicale: il suo deposito di coerenza e credibilita”’.
La conclusione: ”pur essendo stato fatto cadere da destra,
anche per la sinistra questo governo ha avuto un bilancio
impresentabile”. E Prodi, chiede Vespa? ”C’e’ sempre stata una sua sordita’. Nelle rare occasioni in cui si sono fatte valere
un cambio di passo, mi e’ sembrato impossibile averne un
riscontro”.

Written by eneaminghetti

ottobre 3, 2008 at 11:52 am