Archive for the ‘pdl’ Category
>Boffo secondo Feltri
>-Boffo/ Feltri: Fu una bagatella, non uno scandalo
“Ammirazione per direttore, potrebbe ancora stare al suo posto”
Roma, 4 dic. (Apcom) – In tutta la vicenda che lo ha riguardato
“Dino Boffo ha tenuto un atteggiamento sobrio e dignitoso che non
pu che suscitare ammirazione”. Anche se il caso non sarebbe
scoppiato “se Boffo invece di secretare il fascicolo lo avesse
reso pubblico, consentendo di verificare attraverso le carte che
si trattava di una bagatella e non di uno scandalo”. Lo scrive
oggi il direttore del Giornale, Vittorio Feltri, che sulla prima
pagina del suo quotidiano afferma che “il caso chiuso” e
riconosce che Boffo, “giornalista prestigioso e apprezzato”, “da
quelle carte non risulta implicato in vicende omosessuali”, e in
esse “tantomeno si parla di omosessuale attenzionato”. Questa “
la verit, e oggi Boffo sarebbe ancora al vertice di Avvenire”.
L’occasione per Feltri la richiesta di chiarimenti di una
lettrice alla quale il direttore del ‘Giornale’ spiega che il suo
‘scoop’ in realt non era tale in quanto un settimanale aveva gi
pubblicato la notizia e che la risonanza dipese dal “risvolto
politico: era un periodo di fuochi d’artificio sui presunti
eccessi amorosi di Berlusconi e il cosiddetto dibattito politico
aveva lasciato il posto al gossip usato contro il premier anche
in tv, oltre che sulla stampa nazionale e internazionale. Persino
l’Avvenire, di solito pacato e riflessivo, cedette alla
tentazione – scrive ancora Feltri – di lanciare un paio di
petardi: niente di eccezionale, per carit, ma quei petardi
produssero un effetto sonoro rilevante. Nonostante ci – assicura
il direttore del quotidiano milanese – non mi sarei occupato di
Dino Boffo se non mi fosse stata consegnata da un informatore
attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziario che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche. Insieme con un secondo
documento (una nota) che riassumeva la motivazione della condanna. La ricostruzione dei fatti descritti nella nota oggi posso dire – ammette Feltri – non corrisponde al contenuto degli
atti processuali”. Tuttavia, all’epoca dei fatti, “giudicammo
interessante il caso per cercare di dimostrare che tutti noi
faremmo meglio a non speculare sul privato degli altri, perch
anche il nostro, se scandagliato, non risulta mai perfetto”.
>Sciopero "virtuale" e, per la felicità di angeletti, referendum preventivo!!
>SCIOPERI: BOZZA DDL, ABROGARE E SOSTITUIRE LEGGE ATTUALE NEI TRASPORTI (2) =
(Adnkronos) – Questi i principi che il ddl intende recepire per la regolamentazione dello sciopero nel settore dei trasporti:
– a) Introduzione dell’istituto del referendum consultivo preventivo obbligatorio, a meno che non si tratti di proclamazioni da parte di organizzazioni sindacali complessivamente dotate di un grado di rappresentativita’ superiore al 50 per cento dei lavoratori, e della dichiarazione preventiva di adesione allo sciopero stesso da parte del singolo lavoratore almeno con riferimento a servizi o attivita’ di particolare rilevanza;
– b) Previsione dell’istituto dello sciopero virtuale, che puo’ essere reso obbligatorio per determinate categorie professionali le quali, per le peculiarita’ della prestazione lavorativa e delle
specifiche mansioni, determinino o possano determinare, in caso di astensione dal lavoro, la concreta impossibilita’ di erogare il servizio principale ed essenziale;
– c) Predisposizione di adeguate procedure per un congruo anticipo della revoca dello sciopero al fine di eliminare i danni causati dall’effetto annuncio e di una piu’ efficiente disciplina delle procedure di raffreddamento e conciliazione attenta alle specificita’ dei singoli settori;
– d) Semplificazione delle regole relative alla rarefazione soggettiva ed oggettiva anche in funzione del grado di rappresentativita’ dei soggetti proclamanti, nonche’ di una revisione
delle regole sulla concomitanza di scioperi che incidano sullo stesso bacino di utenza
>Berlusconi chiede a Ichino di essere ministro nel suo governo.
>Fonte: corriere della sera del 24 aprile 2008
Poltrone. La scelta del neo senatore: continuerà a lavorare per costruire il nuovo Dna della politica del lavoro
Offerta a Ichino. Ma lui resta nel Pd
Letta propone un ministero. Il giuslavorista si consulta con Veltroni
MILANO — Già qualche giorno fa si era parlato di un’offerta di un ministero da parte di Silvio Berlusconi a Pietro Ichino, giuslavorista neo eletto nelle file del Partito democratico. E il professore aveva cortesemente declinato l’invito. Ieri la richiesta è arrivata ufficialmente attraverso una telefonata di Gianni Letta, indiscrezione ripresa da La7. Ichino ha preso tempo ma, dopo essersi consultato con Walter Veltroni, ha deciso di continuare a lavorare per il Pd, sia pure con una logica del tutto diversa da quella della vecchia sinistra.
Il tentativo di Berlusconi di avere un membro dell’opposizione nel governo evoca il caso Kouchner, l’esponente socialista nominato ministro degli Esteri dal presidente francese Sarkozy. Ma già qualche giorno fa il docente di Diritto del Lavoro aveva spiegato, sul sito http://www.pietroichino.it: «Un mio coinvolgimento nel governo Berlusconi non è pensabile, per le profonde differenze che dividono il suo programma da quello che ho contribuito a fondare e nelle cui liste sono stato eletto». Detto questo, però, Ichino aggiungeva: «Questo non toglie che tra la maggioranza e il Pd possano verificarsi delle convergenze su singole materie di politica del lavoro». D’accordo con Walter Veltroni, Ichino aveva spiegato di essere «pronto a cooperare con la maggioranza, nel rispetto dei rispettivi ruoli per il progresso del nostro Paese».
Ieri Letta, incaricato di tessere i rapporti tra gli alleati e con l’opposizione, ha ribadito la richiesta del Cavaliere, lasciando a Ichino «tutto il tempo necessario per decidere». Il professore si è detto lusingato dell’offerta e ha chiesto qualche giorno prima di dare una risposta definitiva. Poi si è consultato con il leader del Pd Walter Veltroni e ha deciso di continuare la sua strada nel partito del centrosinistra. Agli amici ha anticipato che proseguirà nell’impegno a costruire il Dna della politica del lavoro del nuovo partito su basi profondamente diverse rispetto a quelle della vecchia sinistra.
Quella sinistra che non lo ha mai molto amato a causa del suo sostegno alla legge Biagi. Una legge sulla quale, ha spiegato, c’è stato un «fenomeno di faziosità bipartisan. Ne hanno fatto un simbolo a destra e a sinistra, come se quella legge avesse segnato una svolta epocale. Che invece non c’è stata affatto».
Polemiche aveva suscitato anche la sua richiesta di allontanare i dipendenti statali «fannulloni». A causa delle sue battaglie per la riforma del mercato del lavoro, il senatore del Pd ha subito anche minacce da parte delle Br.
Alessandro Trocino
24 aprile 2008
>Maurizio Sacconi, legge 30 e PD
>LEGGE BIAGI. SACCONI ‘CONTENTO’: IL PD HA CAMBIATO IDEA
‘SPARITA L’ABROGAZIONE DAL PROGRAMMA, DA PDL EGEMONIA POLITICA’
(DIRE) Bologna, 18 mar. – Pur avendo “egemonizzato il Partito democratico” sulla legge 30, il Pdl non canta vittoria. Anzi, suona la carica: “Ora pochi sono contrari alla legge Biagi, pochi
sono per la legge Biagi”, dice il senatore azzurro Maurizio Sacconi alla conferenza stampa ad hoc convocata a Bologna alla vigilia della commemorazione del giuslavorista ucciso.
Appuntamento che diventa anche occasione per sviscerare una proposta del centrodestra: detassare il lavoro attraverso un imponibile del 10% su tutte le parti variabili del salario, come
ad esempio gli straordinari, lasciandole al tempo stesso fuori da altri conteggi del reddito personale. Un’idea che troverebbe copertura con 150 milioni sommati all’emersione garantita dalla bassa tassazione dei fuori busta (a confronto dell’attuale 33%).
E da un maggior ricorso all’aumento delle parti variabili del salario rispetto a quelle fisse. A conti fatti dunque una contromisura al reddito minimo garantito targato Pd. Una proposta
assolutamente negativa, spiega l’economista e candidato del Pdl in Emilia-Romagna Giuliano Cazzola, “attraverso una politica di incentivi e tutele si arriva alla ‘soluzione finale’: si finisce per distruggere posti di lavoro”.
I candidati del centrodestra vogliono disegnare il “quadro” di applicazione della legge. “Il modo migliore di onorare Marco ogni anno- sottolinea Sacconi- e’ di non lasciare una norma fredda, ma
fare il punto sulla sua attuazione”.
E ci sono ancora molte cose che non vanno. “La Borsa del lavoro- spiega l’ex sottosegretario del governo Berlusconi- si e’ fermata a meta’ strada, i servizi privati non sono ancora fioriti”. Scarseggiano gli uffici di placement nelle universita’, mentre “le scuole superiori non ci stanno ancora pensando”. Poi “e’ stato cancellato il lavoro intermittente”, il part time e’ sottoutilizzato e la formazione “di fatto non c’e'”.
Nonostante tutte queste mancanze (l’assunto di fondo di Sacconi e’ che “la legge ha bisogno di essere implementata”) il centrodestra vanta una vittoria tutta politica sul centrosinistra. E lo fa scomodando la categoria gramsciana di egemonia. “Abbiamo espresso egemonia politico-culturale sul Pd- afferma Sacconi– se penso che il Partito democratico ha tra gli azionisti di riferimento il gruppo dirigente della Cgil, non posso che essere contento che non si parli piu’ nel programma di
abrogazione della legge Biagi”. Insomma, ribadisce il senatore uscente “il tempo e’ stato galantuomo: se penso al programma dell’Unione del 2006, l’abolizione della legge Biagi, c’era“.
A Cazzola l’onere di far due conti. In dieci anni (dal pacchetto Treu 1997 all’applicazione della legge 30) in Italia 2,5 milioni di posti in piu’ di cui 1,9 milioni di a tempo indeterminato e 600 milia di lavoro a termine. In termini percentuali, la crescita dei cosiddetti precari e’ stata,
rilevante solo in agricoltura, con 5-6 punti in piu’.
Bassa invece la crescita dei precari nell’industria (piu’ 0,1%) e nei servizi (1,5-2%), dove la pubblica amministrazione ha utilizzato le nuove forme contrattuali per sopperire ai blocchi delle assunzioni. Questi numeri, suggerisce Cazzola, aiutano “a smentire un luogo comune. Quello che attribuisce alla legge Biagi tutte le colpe del mercato del lavoro”. Anche contare il numero delle teste precarie, dice l’economista, e’ molto difficile. Inizialmente l’Inps ne censiva “tre milioni e mezzo, ora ne conta 1,8 milioni”, perche’ e’ cambiato il metodo di rilevazione. Tirando le somme siamo di fronte a “400 mila (rilevazione Cnel) a 600 mila (per la Cgil) persone fisiche”. Dunque “siamo in presenza di un settore importante- conclude Cazzola- ma piu’ limitato rispetto posizioni iniziali”.
>Lo dice anche Veltroni. Mi era sfuggito.
>Veltroni: “Grave errore non aver fatto le larghe intese”
“Le larghe intese? grave errore non averle fatte” dice Valter Weltroni rispondendo alla proposta di Silvio Berlusconi in caso di pareggio elettorale. “Qualunque persona di buon senso
direbbe: perchè non l’avete fatto prima?”
>I programmi di Pdl e PD si assomigliano. Parola di Fini.
Se anche i programmi di Pdl e Pd “si assomigliano“, “i valori di riferimento sono diversi”. Gianfranco Fini, dal palco della Fiera di Verona, indica ai militanti di An Walter Veltroni come “l’Houdini della politica italiana”. Un politico che, secondo Fini, “come l’illusionista francese vuol far sparire, magari nascondendolo nel pullman, quello che è il risultato di due anni di governo” di centrosinistra. “Finalmente – sottolinea Fini – anche Veltroni ha capito che fra capitale e lavoro ci deve essere concordia e non lotta di classe”.